
Tra fiabe e fitoarchetipi. Intervista a Roberta Schembri
Roberta ha dato vita a qualcosa che prima non c’era. I suoi fitoarchetipi fanno parlare tra loro mondi che spesso esitano a rivolgersi la parola.

Il fico e il lato ombra
Il Fico non era considerato un semplice frutto fra tanti, per i Greci era la quintessenza dell’estate avanzata, il sapore più dolce tra tutti i dolci: il cuore di Demetra.

Ricordati chi sei
Il mondo delle fiabe è pieno di eroine bloccate e impotenti: Biancaneve si farà esiliare, Cenerentola mortificare, la Fanciulla senza Mani amputare. Finché non arriva il colpo di reni.

Sedna e la ferita sacra
Vi sono ferite dell’Anima che richiedono un coraggioso viaggio di guarigione. Come farà Sedna a ritrovare il suo potere creativo? Quali alleati possono aiutarci quando ci troviamo sul fondo di noi stessi?

Di alberi madre e paradigmi culturali
Scienziate come Suzanne Simard hanno una visione della ricerca che integra scienza ed esistenza, logico e analogico, materia e spirito. E per questo vengono criticate.

Madre bosco
“Alberi madre”, “bosco famiglia”. Quali altre parole devono usare i poeti (e qualche scienziata) perchè finalmente ci decidiamo a capire?

Un senso di vita
Dall’essere salvati al salvarsi; da una sicurezza che imprigiona ad una libertà radicata. Non è forse tra questi estremi che oscilla il pendolo delle trasformazioni più cruciali?

Galadriel
Spesso i tifosi più sfegatati del cambiamento delle donne sono i partner. Che ne conoscono i sogni nel cassetto, e quando l’occasione si presenta si assicurano che nessun tentennamento li boicotti.

Mai dire mai
Consuetudine vuole che quando una donna contatta la sua forza, la grinta, la rabbia, si dica di lei (e lei stessa dica di sè) che ha tirato fuori “la sua parte maschile”. Davvero è così?

Non c’è mai fine
Ci sono persone con un attaccamento alla vita inscalfibile, qualunque cosa accada. Soffrono come le altre, forse di più perché come non chiudono mai la porta alla vita così non la chiudono al dolore.

Viola Giramondo
Non è forse così che si torna verso casa, percorrendo cerchi sempre più stretti intorno al nucleo di sé? Nessuna mappa a indicare la strada: solo paesaggi interiori e un mondo che si offre a lasciarsi percorrere.

Oltre la tana
Fa più paura che le cose cambino o che rimangano come sono? Rischiare di finire sotto le nostre stesse macerie nel tentativo di essere libere, o consumarci nello sforzo di tenere su un edificio che sta già scricchiolando?