Può un cammino spirituale essere realmente tale senza una relazione d’amore con la terra? O è proprio questa relazione il cammino?
Non sono più interessata a nessuna forma di spiritualità, corsi di padronanza di sè, guru del successo, coach, guaritori, pensatori spirituali o attivisti che non riportino i loro seguaci a prendersi cura della Terra insieme. La ricerca infinita di autorealizzazione, gestione del marchio personale, imprenditorialità dell'”anima” di successo, mi sembrano tutti bypass che servono solo a tenerci dissociati da ciò che sta realmente accadendo qui.
Questo ci richiede di uscire dal culto del successo individuale, che sia visto attraverso occhiali spiritualizzati annebbiati o meno, e sporcarci le mani nell’immediatezza dei nostri problemi ambientali radicati intorno a noi.
Il mondo muore mentre noi crediamo a un’altra voce carismatica che ci dice come guarire una parte di noi non ancora padroneggiata trasformandola ancora più profondamente in un “successo” narcisistico individuale. Il mondo muore mentre i leader carismatici guadagnano milioni sulle loro piattaforme di auto-aiuto.
Certo, se è per questo… prego: fai la tua guarigione personale. Ma se la mia guarigione si ripercuote solo su di me e non porta in ultima analisi al riunirsi con la Terra e al mio lavoro per esserne parte, allora sono solo una vittima del consumismo a tema “guarigione”. E continuo a contribuire ai problemi che stanno distruggendo il pianeta.
Adrianne Tamar Arachne, artista e scrittrice

“Muovermi nel silenzio antropico della foresta, ascoltando le voci degli altri animali, mi ha fatto iniziare a pensare seriamente e con meno paura alla morte … nel diventare terra, e sentirmi parte del tutto.
Possiamo vivere un’esperienza di vita esplosiva e di morte delicata; … è normale vedere un albero rigoglioso e l’albero vicino in decomposizione, così come vedere un insetto intrappolato in una ragnatela, o trovare i resti di un cinghiale divorato di notte da un lupo.
È più facile comprendere la nostra finità in una foresta che in una metropoli, o almeno è più facile accettarla. La foresta, infatti, è in continuo movimento: alberi appena nati, altri che muoiono cadendo in grandi rovi. Dallo spazio lasciato da chi cade e torna sulla terra nascono nuovi alberi. Foglie, frutti e rami caduti vengono mangiati lentamente dagli insetti che, grazie al loro lavoro incessante, producono il giusto humus che serve a fertilizzare la terra. (… ) Nella foresta è più semplice comprendere la natura come un mondo di relazioni, rappresenta semplicemente l’esistente (… ) La foresta, con tutte le sue relazioni tra specie diverse, non è ancora un oggetto da sfruttare o da dominare, è un soggetto portatore di diritti che ha valore in sé. “
Andrea Staid, antropologo. Da “Essere natura. Uno sguardo antropologico per cambiare il nostro rapporto con l’ambiente“, Utet 2022
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