Folle risata la tua, dall’eco affilata
manioca selvaggia, è il tuo riso
le tue carezze, il tuo acuto piacere
Kupaúba vive, va e viene
fino a che il sole scompare, di giorno
tra foglie, erbe, insetti, decomposte
materie vegetali; ci moltiplicheremo
il movimento non è deserto, è fiume
ruba, saccheggia, bevi ciò che vuoi
questo fiume è abbondante
non si ferma, ma continua
per cantare il suono delle parole
Açaná, Yaná, Nacaira
Caja, Pacaba, Maçaranduba
ogni parola un essere, parole che scrivo
io vedo un’aria piena di parole
foresta mio dizionario
parole vive e masticate
aspre di cammini già percorsi
Açaná, Tapajura, Igarapé
ogni parola un essere, risuona affilata.
Kupaúba aprì gli occhi e apprese a leggere.
Márcia Theóphilo, Foresta mio dizionario, in: Amazzonia verde d’acqua, Mondadori 2020

“Lasciati scegliere! Apri il tuo cuore con un respiro che si fa germoglio e lasciati scegliere. In un punto preciso di un bosco si accenderà un magnete e ti sentirai chiamare. Non sarà una semplice voce che pronuncia il tuo nome ma una sete che riconosce la propria acqua, e un filo invisibile andrà in tiro. Non sarai più padrone di te stesso all’istante, tornando a sentire di appartenere a qualcosa che in un modo o nell’altro ti avrà.
Cedi subito se puoi, proietta subito il tuo battito là. Fatti luce e allungati con un pensiero che è pulsione e immagine. Renditi subito magico! E una volta imploso e dichiarato tra le tensioni insostenibili dell’universo selvatico, richiudi immediatamente gli occhi e recupera il tuo presente. Sarà sufficiente per dimostrarti che un lungo viaggio ti attende e che non potrai più tornare indietro.
Prenditi almeno un giorno per visualizzare l’incontro. Raccogliti in uno spazio protetto, nasconditi e inizia a guardarti da vicino, come se ti trovassi all’improvviso dentro a un corpo che non hai mai visto prima e che ora sei chiamato a scoprire. Guarda le tue mani, i polsi. Ruota lentamente i gomiti, un braccio alla volta. Piega le dita dei piedi, avvicina e distanzia le ginocchia, fletti il tuo addome e di seguito il torace. Annusati. Leccati. Striscia ogni parte che si può incontrare. Esplorati come fossi uno sguardo libero dal dominio del proprio iride.
Infina ascolta il tuo sangue scorrere e battere con ritmo. Entra in quel battere. Dedicagli tempo, concentrati e seguilo. È il suono di una marcia di qualcosa che avanza, inesorabile, il punto di incontro di tutta la vita che esiste. Registralo bene nella tua memoria, perché una volta giunto nel bosco sarà lo stesso suono che uscirà da ogni cosa per dirti che sei tornato a casa…
Michele Giovagnoli, Alchimia selvatica, Arte di Essere Edizioni 2014
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