“La saggezza è saper stare con la differenza senza voler eliminare la differenza”. Gregory Bateson
Dal finestrino di un treno, una monocoltura appare più o meno così: una distesa uniforme, tendenzialmente monocromatica, geometrica, ripetitiva e intensamente coltivata, dove l’abbondanza di una specie vegetale contrasta con l’assenza di varietà. Se fosse metafora di un modo di pensare - mi sono detta - sarebbe quella del pensiero unico: uniformità, ipersemplificazione, consumismo. Ma è solo una metafora?
L’esterno è interno, ci dicono le filosofie antiche. Allora quali monocolture mi abitano? A quale paesaggio dà forma il mio pensare? Cercare le equivalenze tra monocoltura e stile di pensiero sembra un bel gioco di analogie. In realtà è molto di più: sia la monocoltura che il pensiero unico sono espressioni del sistema capitalistico e dell’ideologia neo-liberista.
Questo non è il contesto per analisi socio-economiche approfondite, ma come diceva Chico Mendes: “L'ambientalismo senza lotta al capitalismo è puro giardinaggio”. Quindi qualche definizione ci serve perché ciò che seguirà colga pienamente il punto.
“There is no alternative”. Margaret Tatcher
Il concetto di pensiero unico nasce alla fine degli anni ‘90 rimbalzando tra gli scritti di Sergio Ricossa e quelli di Ignatio Ramonet,1 che lo usa per indicare l’equivalente ideologico dell’economia capitalista. Significa che da un certo momento in poi, in modo inarrestabile e capillare, le logiche del mercato hanno invaso e plasmato ogni spazio, anche quello di pensiero.
Nel giro di poche generazioni siamo stati indott(rinat)i a credere che il sistema in cui viviamo non solo sia il migliore, ma anche l’unico possibile. Un sistema devoto al dio mercato fondato su concorrenza e competizione; dove ogni aspetto dell’esistenza, materiale e non, è ridotto a merce: beni, cibo, esperienze, sogni, corpi. Dove la crescita non deve avere limiti, i meccanismi di controllo che in passato disciplinavano l’economia sono fatti saltare nel nome del libero mercato e le leve di comando sono sottratte alla politica (garante almeno in teoria dell’interesse collettivo) e affidate ai grandi privati.
Il correlato ideologico di questo è “la monocultura della mente: l’eredità più insidiosa del paradigma capitalistico” (Vandana Shiva). Un'espressione che disegna nella mia mente un cervello arato a zolle geometriche da cui fuoriescono tanti cloni dello stesso germoglio: un’unica specie di pensiero. E qui inizia il gioco di analogie.
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