
Ovunque ascolta
Orecchio a terra, possiamo tornare a sentire. Conosciamo quella lingua, il dna non cancella: silenzia. Tornare a sentire è tornare a casa, finalmente.
Poesie come corpi che abitano la terra. Ci dicono che siamo luce che filtra tra i rami, fremito di foresta, orme veloci sulla neve. Poeti e cantastorie hanno il dono e il talento di trasformare la nostalgia in desiderio, quello di sentirci parte di un’unica matrice. Come guardiani di soglie invisibili, vedette-oracolo che ogni comunità spedisce ai confini delle terre conosciute, intercettano le forze in movimento tra i mondi e le traducono per noi. A patto di non svelarne completamente il mistero.
Orecchio a terra, possiamo tornare a sentire. Conosciamo quella lingua, il dna non cancella: silenzia. Tornare a sentire è tornare a casa, finalmente.
Può un cammino spirituale essere realmente tale senza una relazione d’amore con la terra? O è proprio questa relazione il cammino?
“Alberi madre”, “bosco famiglia”. Quali altre parole devono usare i poeti (e qualche scienziata) perchè finalmente ci decidiamo a capire?
Dove gli sguardi si incontrano. Che cos’hanno in comune Anna Maria Ortese e David Suzuki?
La cura della gioia può avvenire forse solo attraverso la natura: così è per Terry Tempest Williams e Chandra Livia Candiani.
La terra abita i nostri corpi come noi abitiamo la terra. Ma Mary Oliver e Mariella Mehr sanno dirlo molto meglio di così.
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