Di nuovo sulla soglia.
Il caldo è ancora soffocante e le spiagge affollate, eppure l’autunno ha già mandato avanti i suoi messaggeri: un odore di terra umida all’alba destinato ai netturbini, agli insonni e a chi ha un cane da portare a passeggio. Lo si sente all'alba quando la rugiada si ritira o dopo un veloce acquazzone: il temporale è ancora di quelli estivi, rapidi e violenti, l’odore di terra che sprigiona appartiene già al dopo.

Dal solstizio d’estate, il puntino nero nello sfondo bianco ha ripreso ad allargarsi: è l’energia del momento, non il calendario, a dirci quando siamo. È un continuo, ciclico attraversamento di soglie, dal buio verso la luce e dalla luce verso il buio. Potremmo pensarlo come un periodico andata-e-ritorno se non fosse che in natura niente è lineare. Nemmeno la soglia tra estate e autunno, tra inverno e primavera è sempre la stessa pur ripresentandosi ogni anno... né lo siamo noi.
Soglia è ogni luogotempo del non più e del non ancora. In natura gli habitat di soglia sono quelle zone di transizione tra ecosistemi vicini (ad esempio tra una foresta e una prateria), dove le condizioni ambientali cambiano gradualmente andando dall’uno verso l’altro. Sono le zone umide (paludi, acquitrini, margini dei fiumi), le fasce costiere (scogliere, dune), le foreste di latifoglie, le brughiere... Questi ambienti fanno da "passaggio ecologico" tra ecosistemi diversi e hanno una biodiversità unica, perché ospitano organismi animali e vegetali che si sono adattati sia all'habitat adiacente che all'habitat di soglia stesso.
Ad es. tutti gli anfibi, in grado di vivere sia in acqua che in terraferma. La stessa soglia dove affonda le radici il Salice, avido di umidità, associato in molte tradizioni al passaggio tra due mondi e non a caso per la fitoterapia pianta maestra di flessibilità nei periodi di cambiamento. O la Betulla, guardiana del margine della foresta scendendo dal circolo polare artico, dove la fitta boscaglia dirada e il freddo allenta la sua morsa.
Se in natura vi sono zone di transizione morbida da una condizione (ambientale) ad un’altra con caratteristiche di entrambe e proprie specificità, quali sono i nostri habitat di soglia, i nostri passaggi ecologici interiori? Quali sono le nostre brughiere - soglie tra addomesticato e selvatico -, o gli acquitrini che mescolano acque dolci e salate – forse soglie tra il riso e il pianto? E le dune, dove la vita sembra finire? E la più significativa: la soglia-pelle tra me e non-me?
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